È un week end di nuove uscite nel quale, come sempre, il cinema ci fa sorridere ma, soprattutto, riesce a farci anche riflettere sulla vita, sulla memoria, sul desiderio (o il diritto?), a volte, di una seconda possibilità. È un tema che attraversa la narrazione internazionale di due grandi maestri tra cinema e musica come Roman Polanski e Ryszard Horowitz uniti dall’omaggio a una memoria che diventa viaggio nel luoghi che parlano di deportazione e olocausto in Hometown, la strada dei ricordi ma soprattutto uno dei fili che s’intrecciano nel film con il quale Paolo Genovese, lontano dal clima e della storia di Perfetti Sconosciuti, riprende a qualche anno di distanza ne Il primo giorno della mia vita il clima di The place.
Come in quel film anche qui c’è nel cast Valerio Mastandrea accanto a Toni Servillo che incarna il personaggio forse più misterioso di un cast in cui un gruppo di “walkin’ dead’’ viaggia su una vecchia station wagon guidata proprio dal mentore che li ha riuniti (e che è proprio Servillo) in una Roma in cui piove molto, e ci si muove spesso di notte in un clima meta-reale che porta i protagonisti di questa storia (interpretati anche da Sara Serraiocco, Gabriele Cristini, Giorgio Tirabassi, Lino Guanciale, Antonio Gerardi, Lidia Vitale, Vittoria Puccini, Elena Lietti, Thomas Trabacchi e Davide Combusti) a confrontarsi con se stessi e con il proprio dolore. Un dolore che li ha portati al suicidio e che la memoria non per tutti riesce ad affievolire.
Sono donne e uomini e, con loro, un bambino diabetico (ha deciso di non fare l’insulina, conoscendo le conseguenze del suo gesto per sottrarsi alla costrizione di due genitori che lo hanno trasformato in un bulimico influencer) che l’uomo senza nome (un angelo senza ali?) cerca di riportare, dopo un suicidio, ad un nuovo amore per la vita della vita in una sola settimana. Una missione per niente facile, soprattutto se di fronte si hanno quattro ‘dead man walking’ che hanno deciso – ma sul serio – di farla finita: ognuno con le sue angosce, ognuno col suo dolore, ognuno con la sua disperazione. L’uomo misterioso li coglie nell’attimo decisivo: una donna sta per spararsi un colpo di pistola, una ragazza ex campionessa mondiale di ginnastica per lanciarsi dall’ultimo piano di un palazzo, un uomo sceglie il ponte su un fiume e il ragazzino ha ingoiato quaranta ciambelle in diretta social. La loro scelta estrema può in qualche modo essere evitata, ma come? E come ci si salva nella vita? A volte forse c’è bisogno di qualcuno che ci aiuti a ritrovarla, questa speranza, proprio come tenta di fare nel film il personaggio di Toni Servillo. Un film che attraversa come accade nella realtà anche momenti di leggerezza e di normalità.
E due donne sono le protagoniste di Profeti, un film sulla guerra, sull’estremismo religioso, e anche qui le due sono persone che hanno fatto scelte diametralmente opposte sul tema dell’oppressione e dei condizionamenti che il femminile soffre in molti Paesi del mondo.
Le interpreti – Jasmine Trinca nel ruolo di Sara e l’italoiraniana Isabella Nefar in quello di Nur – sono una giornalista italiana che vive da un anno in Egitto ed viene presa prigioniera in Siria dov’è impegnata in un’inchiesta sulle donne che lottano contro l’Isis. La sua prigionia durerà mesi, passando dalla prima linea del combattimento ad un campo di addestramento nel Califfato in cui dividerà l’alloggio con Nur, una giovane donna nata in Siria ma cresciuta a Londra, e andata in sposa (volontariamente) a miliziano della jihad. Il loro sarà un confronto leale ma durissimo…
In The Plane con Gerard Butler la storia un po’ noir e molto action di un pilota di aerei di linea, in passato militare, declassato dopo una rissa. Anche lui ha un dolore come tanti protagonisti di questo week end di cinema, è nato dalla perdita della moglie ma una pericolosa avventura mentre cerca di tornare per essere vicino alla figlia lo immerge in un pericolo drammatico finché l’aereo in un’isola delle Filippine nel cuore della guerriglia separatista. Una terra di nessuno dove a Butler toccherà fare l’eroe…
Per chi ama le biografie segnaliamo Anton Cechov con Nicolas Giraud e Lolita Chammah (che è la figlia di Isabelle Huppert) in un film che esce in occasione del compleanno di Čechov, nato proprio il 29 gennaio 1860. Qui non è ancora il drammaturgo ma ancora un giovane medico di campagna che scrive, con pseudonimo, piccoli racconti…
È in sala infine Hometown la strada dei ricordi nel quale due protagonisti del cinema e della musica come Roman Polanski e Ryszard Horowitz (circa sei anni di differenza e avevano studiato nello stesso liceo artistico a Cracovia). Polanski (1933) è nato a Parigi, Horowitz (1939) a Cracovia e le loro famiglie sono state testimoni della costruzione del ghetto e delle deportazioni nei campi di concentramento dalla città polacca. A fine anni Cinquanta entrambi hanno lasciato la Polonia, e qui insieme tornano nella loro città natale, dove, a oltre sessant’anni di distanza, finiscono per ricordare, camminando insieme, i giorni bui delle deportazioni e del dolore vissuto da ragazzi.