Cannes 2022: Palma d’oro a The triangle of sadness, film feroce di Ruben Östlund

ARTICOLO DI Laura Delli Colli

Cannes 2022: Cosa resta del Festival vinto dal film choc svedese The triangle of sadness. Anche un po’ di Italia, a sorpresa, nel palmarès grazie a Le otto montagne, dal romanzo di Paolo Cognetti, coproduzione europea con Alessandro Borghi e Luca Marinelli. Dall’Ucraina al glamour, un lungo red carpet tra tradizione e molte provocazioni…

Ha vinto la satira, ancora una volta – come un anno fa con Titane – con le invenzioni estreme di un film che, stavolta dalla Svezia, parla dell’aberrazione di una cultura e un costume specchio dei tempi in cui viviamo: a cinque anni da The Square, con The triangle of sadness, ha di nuovo portato a casa la Palma d’oro il regista svedese Ruben Östlund con un film feroce che dividerà probabilmente il pubblico, come ha diviso anche gli spettatori di Cannes, ma che ha convinto la Giuria all’unanimità ed è  già stato acquistato per l’uscita nelle sale italiane. Quel ‘triangolo della tristezza” che dà il titolo al film altro non è che quel lembo di fronte che sta tra le due sopracciglia: un triangolo di pelle nel quale basta una goccia di botulino per cancellare l’apparenza delle rughe ma non i pensieri, compresi quelli che definiscono i comportamenti più estremi.

“Un film che è stato uno choc per tutti” ha commentato il presidente della Giuria Vincent Lindon e la scelta del palmarès di quest’edizione segnata anche da alcuni ex aequo e forse da troppi riconoscimenti spiega certamente l’esclusione di un film intenso, pieno di  emozione e di  suggestione come Nostalgia di Mario Martone, con un protagonista da palma d’oro come Pierfrancesco Favino, icona di un film che aggiunge al cinema del reale un racconto in cui sentimenti, protagonisti della storia, rischiano di diventare una trappola mortale.

Un po’ di Italia c’è, comunque, nascosta lo stesso tra le righe di un palmarès che ha valorizzato oltre la Svezia il cinema asiatico e inevitabilmente l’autorialità francese: il Prix della Giuria è andato infatti ex aequo, insieme alla co-produzione italo-polacca Eo (che uscirà in Italia) e a Le otto montagne, film internazionale dei registi belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, girato in Valle d’Aosta, coprodotto da Wildside (sarà distribuito in Italia da Vision), dal romanzo di Paolo Cognetti, interpretato da Alessandro Borghi e Luca Marinelli.

“Riflessiva, spettatrice, combattiva” come l’ha definita il Presidente Lindon, la Giuria di quest’edizione in cui l’Italia era rappresentata da Jasmine Trinca ha premiato grandi maestri e innovazione, affidando però un messaggio di speranza per il ritorno in sala del pubblico soprattutto al cinema più provocatorio e innovativo. Come dice Alfonso Cuarón: “Cannes è il luogo in cui il cinema vive e oggi celebriamo il suo futuro”. Certo molto meno il presente: la politica che, con il collegamento con il presidente dell’Ucraina Zelensky si era presa l’apertura del Festival, ha ceduto presto la scena al cinema, al glamour come sempre, al fasto economico di un investimento che in un’epoca come questa ha anche un senso di grandeure perfino anacronistica. I film del Concorso però, come dice Lindon, “hanno stimolato l’emozione con un cinema che ha raccontato la tradizione e la ricerca della realtà”.

Oltre la Palma d’oro consegnata da Alfonso Cuarón, il Grand Prix della Giuria è andato ex aequo con Stars at Noon della francese Claire Denis (premiata a 24 anni dalla prima partecipazione in Concorso, nell’88 con Chocolat) e a Close di Lukas Dhont, riflessione su due ragazzi e come ha detto sul palco il regista “sul coraggio come forma d’amore”.
La Regia a Decision to leave di Park Chan-Wook, il Prix del 75mo Festival a Tori e Lokita dei fratelli Dardenne, come tradizione, tra i più amati da Cannes, Prix della Giuria – ex aequo, premiato da Alice e Alba Rohrwacher e annunciato per la Giuria da Jasmine Trinca a Eo di Jerzy Skolimovski, coproduzione polacco-italiana” girata in Sardegna con un omaggio agli asinelli: “L’incredibile Marietta, nella prima scena del film; il piccolo Ettore siculo; e dalla Regione Lazio Rocco e Mela” li cita il regista e dice “Grazie ai miei asini!”.

Ritirando il premio per Le otto montagne, che ha entusiasmato anche il Ministro Franceschini, i registi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, marito e moglie si sono baciati proprio come la sera della prima, tra gli applausi, Mario Martone e Ippolita Di Majo, da sempre anche la sua sceneggiatrice: “abbiamo voluto fare un film che parlasse della vita, della sua fragilità e della sua forza e la coproduzione anche con i produttori italiani Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa è stata davvero stimolante, perché abbiamo avuto attori meravigliosi come Alessandro Borghi e Luca Marinelli”, quanto a Paolo Cognetti, scrittore del libro, i registi lo hanno ringraziato per la sua passione e il suo amore, “fedeli al libro perché ha un gran cuore”.

La Migliore Interpretazione Femminile è andata a Zara Amir Ebrahimi per Holy Spider di Ali Abbasi, che ha ringraziato in lingua farsi ricordando la censura subita in patria. Miglior Interpretazione Maschile quella di Song Kang-ho per Broker di Hirokazu Kore-eda. Per la Sceneggiatura è stato premiato invece Tarik Saleh per Boy from heaven e il regista ha ripreso la premiazione col  cellulare chiedendo agli sceneggiatori di salutare con lui la mamma. Per la Migliore Opera Prima – Premio Camera d’Or, la presidente della sezione, Rossy De Palma ha annunciato i premiati, per War Pony Gina Gammel e Riley Keough con una Menzione Speciale a Plan 75 di Hayakawa Chie.

 “È stato fantasticamente bello – ha concluso Lindon – in due settimane insieme nessuno ha alzato la voce, c’è stato gran rispetto e ognuno ha usato le proprie energie per parlare dei film che ha amato”. E Jasmine Trinca:  “Siamo stati molto seri, abbiamo cercato di vedere i film con il massimo di attenzione, di cura… Ci salutiamo con il cuore pieno”. L’appuntamento ora è per molti titoli in sala. E a Cannes nella prossima primavera…