Week end al cinema: i film in sala 28 e 29 maggio

ARTICOLO DI Laura Delli Colli

Week end al cinema: arrivano grandi film dei festival internazionali. Da Cannes è in sala il film italiano in concorso, Nostalgia di Mario Martone, con un grande Pierfrancesco Favino. Da vedere anche Alcarràs della regista spagnola Carla Simón, coprodotto dall’Italia, Orso d’Oro a Berlino

Due uscite importanti dai grandi festival internazionali sono soprattutto da segnalare anche se i cinema continuano a essere quasi deserti e l’anticipo d’estate di molte città non aiuta il botteghino. Questo weekend è comunque dominato in particolare dal richiamo di Cannes con Nostalgia di Mario Martone, accolto sulla Croisette e dalla critica internazionale con una vera ovazione.
Felicemente in concorso per l’Italia, è un film che svela il Rione Sanità di Napoli rendendolo protagonista non alla maniera spettacolare e noir di Gomorra, ma con un’operazione verità che passa per le famiglie e le vere facce del quartiere per una storia dominata più che dalle pistole o dallo spaccio di droga dal senso degli affetti perduti e ritrovati e di un mondo in qualche modo fermo sui valori anche di resistenza ai  ‘malommini’, come l’antagonista di Felice che torna in città dopo quarant’anni di esilio dall’Egitto e cerca di riannodare i fili della sua vita ripartendo forse proprio da un’amicizia spezzata da un fatto di sangue.
Apre il film una citazione pasoliniana: “La coscienza sta nella nostalgia/ Chi non si è perso non ne possiede”. E si sente forte il tema della nostalgia in Pierfrancesco Favino a confronto con due attori in stato di grazia come Francesco Di Leva, il prete combattente, e ‘o Malommo’, il perfido, efferato boss Tommaso Ragno che vive come un’ombra il controllo di un quartiere in cui vive nascosto taglieggiando le sue vittime. Di nuovo Napoli e di nuovo il Rione Sanità, già “visitato” da Martone con Eduardo, per un ritorno a casa in cui stavolta proprio la ‘nostalgia’ del titolo diventa un sentimento rischioso, forse una trappola non solo per l’anima

Dal romanzo postumo di Ermanno Rea una Napoli quasi sconosciuta, inedita, ai piedi di Capodimonte edificata nel tempo sulle catacombe e sul tufo, in un labirinto dove si incontrano e si scontrano la vita e la morte e la camorra spadroneggia.
Il prete Di Leva esiste davvero ed è ispirato a padre Antonio Loffredo. Ma il protagonista con la Sanità è Felice Lasco (Favino) che torna a casa dopo quarant’anni per rivedere la madre ormai novantenne (una bravissima e commovente Aurora Quattrocchi) e arriva come uno straniero in patria, ormai parla un italiano imperfetto, si è convertito all’Islam, è un imprenditore ricco, al Cairo ha una moglie innamorata che lo aspetta. L’incontro con la madre svela la tenerezza di un accudimento tardivo in una sequenza emozionante e intima in cui la lava come una bambina mentre i ricordi riaffiorano…
“Tutto viene inghiottito dal quartiere, il Medioriente dove era finito il protagonista, i sogni, le sfide, le colpe. Ho invitato gli attori e la troupe a immergersi nel quartiere come se fosse un labirinto e a non temere di perdersi” ha raccontato Martone a Cannes. “Macchina da presa in spalla, abbiamo cominciato a percorrere le strade come se si trattasse di cinema del reale. Ci siamo buttati per strada, come nel Neorealismo”. E Favino: “Ognuno di noi ha un luogo che forse rappresenta il suo sé più intimo o quello dei suoi avi, un Sud del mondo dentro di sé, un altrove che può essere Il Cairo o Napoli”.
Martone, che ha scritto il film con la moglie, Ippolita Di Majo: “La Sanità è un luogo di fantasmi, che mette in rapporto presente e passato. Il personaggio lascia questo luogo a 15 anni perché non vuole avere più niente a che fare con la Sanità e non rivede più sua madre. In questo ritrovarsi ha risuonato anche mia madre che non c’è più, come mio padre è stato presente nel personaggio di Raffaele, il guantaio interpretato da Nello Mascia”.

Sul finale, da non rivelare, il regista si è affidato a Ermanno Rea. “Ma ammetto che mi sono perso”, ha detto. Proprio come si perde Felice Lasco, che non riesce a partire da Napoli, anche se tutti gli dicono di andarsene: Felice Lasco non è un eroe, è difficile capire le sue motivazioni e in questo racconto ha seguito un percorso linguistico preciso, parlando arabo, italiano con l’accento francese e poi ricadendo nel napoletano. “Il napoletano – spiega Favino – è una lingua che ha silenzi, ritmi, respiri, battito cardiaco. Il mio lavoro sul linguaggio non è solo virtuosistico perché parlare in un certo modo vuole dire far battere il cuore in quel modo. Mi sono messo a studiare l’arabo per questo film e ho scoperto che ci sono tante similitudini nella struttura della frase con il modo di parlare nel Sud d’Italia”. Dice ancora Favino e gli sono stati maestri Francesco Di Leva e Nello Mascia.
Ma c’è un altro tema che Martone tiene a sottolineare: la linea della sensibilità femminile di un film sull’amicizia tra uomini: passa per la sceneggiatrice Ippolita Di Majo, l’interprete Aurora Quattrocchi, la produttrice Carolina Terzi. E il modo che Felice ha di stare con sua madre, ad esempio, appartiene molto alla sfera della cura femminile.

Alcarràs di Carla Simón, premiato a Berlino, è il dramma che aleggia su una riunione familiare che potrebbe essere l’ultima per sempre. Un film, Orso d’oro sincero e poetico, ambientato in Catalogna e diretto da un’autrice spagnola di grande sensibilità. Ma il film premiato all’ultima Berlinale è in parte anche italiano, perché a coprodurlo è stato Giovanni Pompili con la Kino Produzioni.
Più popolare Karate Man di Claudio Fragasso, basato sulla storia di un campione di Karate che s’ispira alla vera storia del protagonista Claudio Del Falco, raccontando di un karateka che trova fin da bambino la forza per combattere tramite lo sport la malattia da cui è affetto. Durante i campionati mondiali di karate Claudio Del Falco, campione d’arti marziali, perde il titolo combattendo contro Stefano Maniscalco, pluricampione mondiale e internazionale. Alla fine del combattimento, cade in coma, ma non per i colpi subiti: a causa della malattia che lo affligge da quando era bambino, da lui sempre nascosta a tutti, di sognare in grande.
Tra le  altre uscite Lettera a Franco, storia dello scrittore Miguel Unamuno, inizialmente a favore di Franco, che cambiò totalmente idea rischiando la vita per seguire i suoi ideali; Quel che conta è il pensiero  di Luca Zambianchi, storia giovanile di coinquilini e studenti; Quando tu sei vicino a me di Laura Vezzoli, sulla comunicazione senza limite di un gruppo di sordociechi con disabilità sensoriali e infine Il fronte interno, di Guido Acampa, su una famiglia che vive in una remota località da dove decollano jet italiani diretti in Iraq durante la cosiddetta ‘guerra al terrorismo’.

Proviamo ad andare al cinema? Sarà grande emozione anche in una sala poco affollata…