Serata finale con imprevisti e sorprese a Cannes che ha concluso la 74.ma edizione del Festival tra gaffe e confusione, con un verdetto improbabile e diviso e una Palma d’Oro, la seconda a una regista nella storia del cinema sulla Croisette, indubbiamente intonata più al personalissimo stile del Presidente di Giuria, Spike Lee che alla tradizione del Festival più importante e autorevole del mondo. È indubbiamente un segno dei tempi l’attenzione ad una professionalità al femminile ma che dire della scelta di far vincere proprio Titane di Julia Ducournau, un film nel quale, tanto per dirne una, una Cadillac mette incinta una donna? “Folle e geniale al tempo stesso” lo ha definito Spike Lee che ne è stato conquistato al punto di convincere tutta la giuria in un verdetto perfettamente in linea non solo con il suo look eclatante ma con la sua personalissima inclinazione per il gusto della provocazione.
Folle e decisamente meno geniale è, però, alla fin fine, un palmarès che – ancora una sorpresa irrituale – si chiude con ben due ex aequo, un verdetto decisamente irrituale nei grandi Festival, meno ancora a Cannes che, però, sembra proprio aver cambiato pelle nell’edizione del rilancio e della ripartenza per il cinema non solo francese. Segno di una Giuria divisa? Molto probabile, ma Spike Lee che ha rischiato di mandare all’aria tutta la suspense della premiazione in diretta tentando di annunciare subito il premio più importante, è stato esplicito: “È stato un Festival storico”. E, di premi, come ha sottolineato con lui l’attrice Maggie Gyllenhaal, “sono il frutto del lavoro di un gruppo di persone sensibili e intelligenti anche se non c’era niente su cui fossimo interamente d’accordo”.
C’è da dire che la Francia, partita con ben 7 titoli in concorso – complessivamente 16 se si contano le coproduzioni – porta a casa i due premi più importanti: con Titane miglior film, la migliore regia a Leos Carax per il musical di apertura Annette. E, a titolo di cronaca, che la regista vincitrice della Palma d’oro Julia Ducournau, allergica all’idea che sia un premio ‘al femminile’, ha svelato una formazione segnata anche dal Neorealismo italiano.
Gran protagonismo (soprattutto francese) anche tra le attrici e gli attori chiamati a raccolta ad aggiungere glamour alla serata finale: Adèle Exarchopoulos (protagonista de La vie d’Adèle) ha premiato la Miglior Interpretazione Maschile: Caleb Landry Jones per Nitram di Justin Kurzel. Rosamund Pike invece ha consegnato il Prix della Giuria, ex aequo a: Ha’Berech di Nadav Lapid e Memoria di Apichatpong Weerasethakul. E il premio per la Miglior Interpretazione Femminile a Renate Reinsve per Verdens Verste Menneske di Joachim Trier.
Il Premio alla Migliore Sceneggiatura dalla presidente di Un Certain Regard, Andrea Arnold è andato a Ryusuke Hamaguchi & Oe Takamasa per Drive My Car. Per la Migliore Regia Valeria Golino ha annunciato Leos Carax per Annette, ritirato dagli Sparks, autori della sceneggiatura e delle musiche del film.
Il Grand Prix della Giuria lo ha consegnato Oliver Stone, a Cannes con JFK Revisited: Through the Looking Glass, a Ghahreman (A Hero) di Asghar Farhādi e ex aequo a Hitty N.6 di Juho Kuosmanen.
Ma la grande emozione della serata è stata ancora una volta per Marco Bellocchio, Palma d’Onore di quest’edizione, al quale, consegnando il Premio, Paolo Sorrentino ha dedicato una lunga lettera letta in italiano: “Bellocchio è tutto quello che un regista dovrebbe essere: appartato, discreto, lontano dall’egocentrismo, curioso dell’altro. Gli uomini curiosi non hanno tempo per elencare aneddoti sulla grandezza dei loro film. Sono sempre intenti a conoscere il mondo e a porsi domande”. E ancora: “Quello che mi rende curioso in maniera morbosa nei suoi confronti, è la sua sotterranea inquietudine. Perché, a mio parere, è questa inquietudine che rende grande il suo cinema”. E ha concluso: “la Palma d’Oro d’Onore va al più importante e giovane regista che abbiamo in Italia”.
Da Bellocchio davanti a una sala in standing ovation un grazie che ha ricordato la memoria di Michel Piccoli, “con cui ho lavorato splendidamente, che proprio nel Palais che non esiste più, con la bella e grande Anouk Aimée, sono stati vincitori della Palma per le Migliori Interpretazioni per Salto nel vuoto. Venendo qui ho pensato che le buone riuscite, cose che ho fatto, hanno sempre combinato due concetti: l’immaginazione e il coraggio. L’una e l’altro sono necessarie nel nostro mestiere”. Poi, improvvisamente, con un filo di emozione: “E ora basta. Grazie”.
A Vincent Lindon e Agathe Rousselle, la consegna della Palma d’Oro a Titane. “che la regista ha accolto con un “Grazie alla Giuria di aver accettato un universo più fluido e inclusivo”. Ed è più o meno quel che resta di un Festival molto rischioso dal punto di vista della sicurezza per la pandemia in ripresa e siglato comunque dall’accoglienza calorosa a Nanni Moretti, che la Francia e il Festival amano da sempre, ma che ha firmato con Tre piani un film evidentemente poco in sintonia con lo spirito di provocazione di una Giuria decisamene lontana da ogni narrazione intimista.
TUTTI I PREMI
Palma d’oro per il miglior film
Titane di Julia Ducournau
Palma d’Onore
Marco Bellocchio
Grand Prix della Giuria, ex aequo
Ghahreman (A Hero) di Asghar Farhādi
Hitty N.6 di Juho Kuosmanen
Prix della Giuria, ex aequo
Ha’Berech di Nadav Lapid
Memoria di Apichatpong Weerasethakul
Migliore Regia
Leos Carax per Annette
Miglior Interpretazione Maschile
Caleb Landry Jones per Nitram
Miglior Interpretazione Femminile
Renate Reinsve per Verdens Verste Menneske
Miglior Sceneggiatura
Ryusuke Hamaguchi & Oe Takamasa per Drive My Car
Miglior Opera Prima – Premio Camera d’Or
La presidente della Giuria del Premio, Mélanie Thierry, parla di: “un tourbillon cinematografico: è difficile scegliere un’opera prima, quella scelta esplora il desiderio con sensibilità”: Murina di Antoneta Alamat Kusijanoviuc, presentato in Quinzaine des Réalisateurs
Miglior Cortometraggio
Tout les Corbeaux du Monde di Tang Yi
Miglior Cortometraggio, Menzione Speciale della Giuria
Le Ciel du Mois d’Août di Jasmine Tenucci