Cannes 74, la tre giorni dedicata a Marco Bellocchio

ARTICOLO DI Laura Delli Colli

L’omaggio di Cannes 74 a Marco Bellocchio: verso la Palma d’onore oggi il debutto del suo ultimo film, Marx può aspettare già in sala anche in Italia e un’appassionante lezione che ha confermato la libertà del suo cinema.

Un’appassionante lezione di cinema, l’abbraccio di tutto il cinema italiano presente sulla Croisette, ma soprattutto l’omaggio della platea internazionale alla quale è stato riservato il primato negli applausi al suo ultimo film, Marx può aspettare, da oggi in contemporanea con Cannes anche nelle sale italiane: è iniziata di prima mattina la tre giorni dedicata a Marco Bellocchio e si avvicina il momento in cui riceverà – dalle mani di Paolo Sorrentino –  la Palma d’Oro d’onore che suggella quella lunga storia d’amore per il suo cinema che Cannes, però, non ha mai celebrato con un premio ai suoi molti film proposti sulla Croisette.

Onorato, certo, ma come sempre meno emozionato della ‘famiglia’ cinematografica che l’ha scortato anche a Cannes, Marco Bellocchio ha inaugurato di prima mattina la maratona di questa ‘Canneide’ che ha davvero il sapore di un omaggio ad una carriera sorprendente, non solo per la coerenza ma per l’attualità e la freschezza dei suoi ultimi film, applauditi nel mondo fino all’avventura americana per la candidatura italiana verso gli Oscar® con Il traditore, accolto con grande rispetto a Los Angeles ma senza conquistare, alla fine, la statuetta che l’Italia sperava di far vincere al suo Buscetta affidato all’interpretazione di Pierfrancesco Favino,  che il film avrebbe pienamente meritato.

Un omaggio siglato dalle parole del regista nella masterclass sul suo cinema ma soprattutto dalle immagini di un film molto atteso e ugualmente sofferto per le implicazioni emotive e non solo familiari che esprime. E a guardarlo sembra impossibile che tanto tempo, senza un riconoscimento, sia passato sulla Croisette dalla primavera del 1986 quando alla Quinzaine des Realisateurs Bellocchio arrivò con lo ‘scandalo’ de Il diavolo in corpo: il film non ebbe premi ma il regista tornò otto anni dopo a Cannes con Il sogno della farfalla tra i titoli di Un certain Regard poi, finalmente in concorso con Il principe di Homburg nel 1997.

Un incontro mai così celebrato, con la Francia, a dispetto invece del rapporto di maggiore sintonia con Venezia dal Gran Premio della Giuria conquistato per I pugni in tasca nel 1967 a successi come Buongiorno, notte (2003), Osella d’argento per la sceneggiatura, Bella addormentata (2012), Sangue del mio sangue (2015). E proprio sul rapimento Moro torna la serie tv Esterno Notte che Bellocchio sta girando a Roma tornando sul caso del rapimento del Presidente della Dc, che porta sullo schermo questa volta Fabrizio Gifuni. Un lavoro al quale seguirà il film sul caso Mortara (titolo provvisorio La Conversione) al quale si era interessato per un lungo periodo anche Steven Spielberg, sul sequestro di Edgardo Mortara, il bambino ebreo che nel 1858 fu allontanato dalla sua famiglia di origine ebrea, per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa Pio IX.

Ma i riflettori sono accesi da oggi anche in sala sull’ultimo film di Bellocchio, Marx può aspettare, nel quale dopo lunghi anni il regista è riuscito a mettere nero su bianco in una sceneggiatura e portare sullo schermo la storia del  fratello gemello Camillo, morto il 27 dicembre del 1968, un episodio che negli anni ha acceso un forte senso di colpa in una famiglia che forse non capì e non amò abbastanza e che ora, forse proprio con questo film, finalmente Bellocchio ricorda e insieme lascia andare ricordando la sua qualità e anche il suo amore per la musica in una personalissima riflessione sul dolore che diventa tema universale nel cuore di un periodo storico “rivoluzionario” non solo per l’Italia, ma nel grande cambiamento di quella stagione irripetibile. “Niente di patetico, tragico o nostalgico” dice Bellocchio. Anche se si parla della sua vita personale e del suo cinema, Marx può aspettare è un film come sempre assolutamente libero, ricco di sentimenti, tensioni, vicende umane che non riguardano solo la famiglia di un autore da sempre come si dice davvero ‘fuori dal coro’.

Ultima curiosità sulla destinazione della Palma d’onore: dove finirà a casa Bellocchio? Nella sua semplicità il regista ha subito risposto con una battuta: “Certamente negli scaffali della libreria accanto al Leone e al Pardo d’oro e a tanti altri premi avuti. Non li ho mai chiesti, non mi sono mai lamentato di nulla, non mi sono disperato, eppure sono sempre arrivati”. Commentando ‘a caldo’ la notizia di quest’omaggio prezioso: “Sono premi in rapporto alla storia, all’età” ha detto Bellocchio. E una cosa è certa: non sarà il premio a un regista ‘pensionato’. “Posso dire con un pizzico di presunzione che la mia vitalità, quella attuale me la sono conquistata e difesa, non l’ho fatta sbriciolare nel tempo come accade ad altri miei colleghi… Questa vitalità la si deve difendere e io penso di averlo fatto, per questo mi trovo a lavorare oggi ancora in modo vivace. Un tema sul quale sia l’amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco, che soprattutto il produttore esecutivo di tanti suoi film Simone Gattoni, concordano applaudendo per primi questo successo.