Cannes 8 Luglio – Non c’è dubbio, nella Cannes delle donne le dive bambine di ieri sono diventate donne mature, interessanti e profonde. E soprattutto testimonial di un cinema di qualità che Cannes in queste prime giornate ha già messo in primo piano insieme al loro protagonismo: ieri Jodie Foster, con l’inevitabile ricordo della sua prima volta al Festival, appena tredicenne, insieme a Martin Scorsese che l’aveva appena lanciata in Taxi Driver, oggi meritatissima Palma d’Oro nel nome di una coerenza e di una storia che nelle mani di Pedro Almòdovar diventa il miglior omaggio al cinema dedicato alla sua ammirazione, alla sua attenzione unica per i sentimenti, le contraddizioni, il fascino misterioso del femminile sullo schermo come nella vita.
E sono le attrici, le registe a dominare la scena nel Festival che sigla la più significativa riapertura mondiale dopo lo stop della pandemia: una ripartenza alla quale in prima linea tutte le superstar del cinema francese mobilitate fin dalla prima sera dal Delegato Generale dei Cannes, Thierry Fremaux, danno corpo e anima, e soprattutto il senso di questo Festival che ha scelto più di sempre, oltre alla centralità del cinema francese, impegno, qualità e l’urgenza di un messaggio di sopravvivenza che si legge nel manifesto con una singolare foto di Spike Lee come nel programma green che Cannes 74 sigla come un impegno di civiltà abolendo lo spreco di acqua come di carta e di energia: niente plastica, via le cartelle e i materiali stampa, silenziosissime auto elettriche in passerella e se qualcuno vuole un programma stampato e non solo online può averlo solo a pagamento.
E veniamo ai temi che confermano già nelle prime quarantott’ore di Festival il senso dell’impegno e della qualità: dopo l’inaugurazione in musical sfavillante, ma per la critica decisamente controverso con Annette di Leos Carax, un padre malato, in cerca di eutanasia con uno splendido Alain Dussolier dialoga oggi – in concorso – con la figlia Sophie Marceau alla quale chiede umanità e complicità. Una figlia d’arte come Charlotte Gainsbourg invece in un documentario nel segno di una dolorosa, struggente verità, racconta sua madre Jane Birkin, e con Benedetta è anche in arrivo la storia di una ‘scandalosa’ donna, suora e lesbica, interpretata da Charlotte Rampling a chiudere un significativo trio di titoli che confermano una linea editoriale precisa, che ha avuto dalla sua un vastissimo territorio di caccia per i selezionatori reso sicuramente più facile, pur nell’assenza di Hollywood, da tanta produzione in stand by per la pandemia.
Anche alla Quinzaine des realizateurs sono le donne a tenere banco: in Ouistreham terzo film dello scrittore e regista Emmanuel Carrere con Juliette Binoche una storia di precarietà economica e ritmi impossibili mette a fuoco il lavoro sottopagato idi una squadra di addette alle pulizie sui traghetti di Caen: un mondo in cui Binoche s’infiltra affrontando una realtà a lei, intellettuale e scrittrice, decisamente sconosciuta. A conquistare l’attenzione della Croisette, oltre la Palma d’oro della serata inaugurale, è stata comunque proprio Jodie Foster con il suo Rendez-Vous col pubblico subito sold out: oltre un’ora di memorie, ma anche di parole che confermano il senso di una fortissima autostima e insieme danno la carica al femminile che questo festival come il cinema migliore esprime in una stagione di ricambio che non parla solo di superstar. Ma, come ha detto Jodie Foster in un francese perfetto: “è il momento giusto per le donne, anche se le registe sono ancora troppo poche” perché “affidare a una donna un compito centrale è tuttora considerato un rischio”.
Ma la giornata è anche del nuovo film di François Ozon, Tout s’est bien passè al quale abbiamo già accennato e in cui il senso di un malinconico addio spegne la luce del film dedicato all’amore adolescenziale che ha dato a Ozon, con Estate ‘85 il Premio del Pubblico BNL all’ultima Festa di Roma. Ed è di Jane anche perché Charlotte Gainsbourg è stata anche protagonista dell’unico appuntamento glamour seguito alla serata inaugurale: una festa affettuosa ed esclusiva per un’attrice che diventando regista grazie al cinema guarda sua madre, come ha detto, “come mai non aveva osato prima” , un messaggio di realismo autentico che certo non s’intona al refrain che il coro di ostetriche nella sala parto di Carax affida al suo messaggio di vitalità trasformando comunque la bambina che nasce in una neonata volutamente ‘artificiale’ col cuore pulsante nel corpo di una bambola: “respira e spingi”, come se proprio alle donne anche il Festival affidi il suo messaggio di rinascita, non senza il dolore di quell’ultima spinta decisiva che deve non solo simbolicamente far esplodere la vita.
Tra tante donne, il rosa più acceso l’ha portato comunque sul red carpet Spike Lee, che domina Cannes fin nel manifesto ufficiale, dietro gli occhiali del protagonista di Lola darling, primo presidente di giuria nero sulla Croisette dal 1946: battagliero e schierato come sempre in difesa dei diritti civili non solo black ha già fatto esplodere qualche fuoco d’artificio sullo stile politically correct e molto autoreferenziale del primo red carpet.
E ha proprio ragione chi ha paragonato questa Cannes più di sempre al campionato del mondo del cinema, un campionato al femminile visti che la Croisette è donna, con una maratoneta francese come Isabelle Huppert, due volte Palma d’oro in ben 22 volte a Cannes.
Ma un altro campionato, quello degli Europei, accende le serate di Cannes oltre il cinema: nelle strade l’eco delle partite anticipa il gran finale di domenica proprio, Italia-Inghilterra, che si giocherà proprio mentre in sala l’Italia debutta in Concorso con l’attesissimo Tre piani, film diretto da Nanni Moretti, ispirato dall’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. Protagoniste sono tre famiglie, che abitano in un edificio borghese, dove la quiete regna sovrana. In apparenza, però. Proprio come si sente nell’aria di Cannes, tra i timori del Covid-19, le regole, la competizione sfrenata protagoniste con il cinema, nella corsa a conquistare sulla Croisette il premo del Festival più atteso dell’anno.