Venezia77: La Mostra è anche il giro del mondo delle Giornate degli Autori e tra Almodòvar con Tilda Swinton (ieri) sul red carpet e (oggi) il primo film italiano in concorso, Padrenostro di Claudio Noce con Pierfrancesco Favino, ecco cosa offre la grande avventura che racconta quest’anno il tema del coraggio nel cinema di tutto il mondo.

ARTICOLO DI Laura Delli Colli

Mentre debutta nel programma dei film il primo italiano in concorso, Padrenostro di Claudio Noce, con Pierfrancesco Favino che ha scelto dii esserne anche produttore, c’è un viaggio nel viaggio, come sempre un percorso interessante che attraversa il cinema di tutto il mondo con lo sguardo internazionale che unisce il cinema agli spunti della curiosità anche giornalistica: è quello delle Giornate degli Autori che si spingono, oggi al Lido, fino alla punta estrema della Russia, a un passo dall’Alaska, dove un villaggio di cacciatori di balene, una rudimentale connessione a internet, i turbamenti tipici dell’adolescenza sono gli ingredienti del film del giorno, Kitoboy (The Whaler Boy, in Concorso), opera prima di PhIlipp Yuryev, un’avventura speciale in un programma ricco di iniziative, incontri in streaming ma non solo e soprattutto tante occasioni di impegno e di approfondimento.

E proviamo a raccontrarlo il viaggio delle Giornate che ieri , nella giornata di Pedro Almodòvar, ajutore de La voce umana, (nella riedizione folle e intensamente contemporanea affidata a Tiolda Swinton) hanno proposto l’omaggio a Ferzan Ozpetek con un incontro condotto da Andrea Purgatori Presidente delle Giornate,in occasione della consegna del Premio SIAE).

oggi il Parlamento Europeo con il Premio Lux.Ma soprattutto nella maratona- di cui , ricordiamo, è tradizionalmente sponsor BNL Gruppo Bnp Paribas- tra il cinema da vedere e di cui parlare corre sul binario parallelo alle scelte di Alberto Barbera quello di una rassegna che ha pieno diritto di cittadinanza alla Mostra ormai da molti anni: 17, per l’esattezza, in cui ancora una volta le Giornate raccontano 26 paesi in 29 film, di cui 5 opere prime, 3 opere seconde e alcune importanti conferme. Quella per esempio di due autori italiani come i Fratelli De Serio (in concorso con Spaccapietre), quella del provocatore Bruce LaBruce (fuori concorso con Saint Narcisse), o di Elisabetta Sgarbi con il suo stravagante Extraliscio – Punk da balera e ancora di Milo Rau che dal teatro racconta – col cinema – un nuovo Vangelo (The new Gospel) e della coppia Rezza-Mastrella con Samp.

Abbiamo intitolato quest’edizione al tema del coraggio – ha spiegato il delegato Giorgio Gosetti – guidati dagli autori che con grande generosità ci hanno offerto storie e film di cui siamo orgogliosi. Ma il coraggio è anche un po’ il simbolo di questa Mostra che vuole esprimere la voglia di vivere dell’arte oltre le paure e gli ostacoli generati da un tempo difficile che riguarda tutti”.

Un programma per dimostrare che si può vincere la paura, di questi tempi tema quotidiano della nostra vita. E con coraggio le Giornate hanno scommesso su un’opera prima fin dall’apertura, con Cigar au miel (Honey Cigar) della franco-algerina Kamir Aïnouz, un viaggio che inizia a Parigi e arriva in Algeria, esplorando l’adolescenza, verso l’età adulta, con un senso di ribellione in nome della libertà delle donne. Zoé Adjani – giovanissima ‘nipote d’arte’ – è la protagonista di questa storia che è un affresco della vita di emigranti borghesi, una fotografia di due mondi messi a confronto (la modernità francese e la tradizione berbero-algerina).

Gaia Furrer, responsabile artistica delle Giornate dice che “la storia privata di una regista esordiente che racconta le sue origini algerine attraverso la sua protagonista sia un po’ la storia di tutte e tutti noi che dalle inquietudini accettiamo le sfide e – anche in momenti difficili come quello che stiamo vivendo – ci tuffiamo a capofitto nella vita”.

Ma parlando dei film non solo questo è il coraggio al centro delle Giornate: Philipp Yuryev ci porta sullo stretto di Bering con Kitoboy (The Whaler Boy), ancora un’opera prima. E parla di avventtra e coraggio anche iSola di Elisa Fuksas, secondo film ieri in programma nelle Notti Veneziane nel quale la Fuksas raccointa la sua sofferta quarantena; mentre il mondo si chiudeva in lockdown, scopriva infatti di avere una malattia , come dimostra Isola, Il suo racconto è stata anche la sua salvezza. Che l’ha certamente  aiutata ad esorcizzare, il tumore alla tiroide, che le era stato diagnosticato a febbraio.

Anche Edoardo Natoli autore, attore e regista di animazione ha lavorato in lockdown, con arte , creatività e grande pazienza e alle Giornate ha regalato un corto che è stato anche il benvenuto della rassegna: Solitaire girato con i mezzi che aveva a disposizione, una stampante, carta da parati, acquerelli e un cellulare con cui scattare delle istantanee. Ne è nato un piccolo gioiello pieno di creatività e di talento e amore che racconta di un signore solitario, bloccato sulla sedia a rotelle all’ultimo piano di un palazzo di Parigi, che scopre la solidarietà e anche un inatteso sentimento d’amore…

Tra gli appuntamenti delle Giornate, oggi all’Italian Pavilion una discussione sulle possibilità di una ripresa immediata, ma anche sulla competitività a lungo termine del sistema audiovisivo europeo, provato dagli avvenimenti degli ultimi mesi ma già proiettato al futuro. Per parlarne è arrivata Sabine Verheyen (presidente della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo), una presenza che per il delegato delle Giornate “è un grande incoraggiamento a proseguire in una partnership tesa a fare delle 27 culture europee un valore unico nel quadro di un progetto sociale che parte da Venezia ma si sviluppa lungo l’anno.” E anche questo è parlare di cinema.