Cannes senza Cannes? Proviamo a parlarne del Festival che (quest’anno) non c’è chiudendo un maggio tradizionalmente cinematografico. Col cinema ancora in lockdown e senza le immagini della Croisette, comunque nel mito di un evento che non riesce a invecchiare

ARTICOLO DI Laura Delli Colli

La scalinata rossa verso il tetto del successo, smoking e papillon, azzardi di starlette in cerca di fama e look griffati al massimo per le attrici superstar. Poi i selfie che hanno sostituito gli autografi, la caccia al biglietto dei tanti appassionati che ti strattonano davanti al Palais stringendo tra le dita un biglietto con una sola parola scritta come una supplica: “Invitation? Merci!!! Succede regolarmente a Cannes anche alle 7, alle 8 del mattino mentre nelle strade dietro la Croisette passa ancora il camion della spazzatura e le serrande dei negozi grandi firme sono ancora giù. Già quella è l’ora in cui le prime file si formano per entrare perfino alle proiezioni anticipate. Qualche volta la supplica funziona. Anche se, soprattutto per i film più attesi, conquistare un biglietto in regalo è praticamente impossibile…

Cosa significa Cannes in un anno che non c’è? Intanto un grande vuoto nelle agende da sempre scandite di chi vive il cinema come un impegno professionale. Poi forse un vuoto comunque nell’immagine di un cinema che unisce qualità al glamour, curiosità e mercato, scoperte e soprattutto il grande incontro ravvicinato con le star mondiali. Una cosa è certa: esserci è un privilegio, anche per chi lo racconta, il Festival dei Festival. In sintonia con i post e i tweet di questa settimana di omaggio al Grande Assente, provare a far vivere in un breve racconto il senso dell’emozione cinematografica che si prova a Cannes è quasi obbligato quando il nostro motto è ‘We Love Cinema’.

Sì, perché oltre l’attesa per i film, oltre l’impegno e anche la passione per chi si occupa di cinema, Cannes è da sempre il primo richiamo di ogni anno. Per questo, nella leggenda del Festival più atteso di sempre, ogni cronaca, anche nella memoria, non può prescindere dal richiamo di un’emozione, dalla leggerezza, dall’eleganza che è un appuntamento. Anzi l’appuntamento irrinunciabile con la Croisette.

Un luogo che è mancato nell’agenda del cinema in questo periodo di stop, un Festival che non rinuncia al suo primato mondiale. Per chi non lo sapesse, Cannes si prepara infatti a vivere, oltre le celebrazioni, non solo le giornate del Marchè, il suo Mercato mondiale di Primavera, sulle piattaforme online per gli addetti ai lavori. Sta per lasciare un segno con qualche scelta presto in arrivo anche nel menù di altri Festival che, a cominciare dalla Mostra di Venezia, proveranno a esistere oltre la pandemia e a regalare al pubblico film che avranno in qualche modo il ‘marchio’ – le label come si dice in questi giorni in Francia – di una scelta originale passata per la selezione alla quale la Cannes del Covid-19 ha dovuto rinunciare.

Cos’è da sempre Cannes nell’immaginario dei viaggiatori tra i Festival? Per dirla con un po’ di retorica, immaginate una Sirena che affascina e inganna, seducente anche quando un film delude o i vigili in servizio d’ordine magari si lasciano andare a una rigida scortesia. Il suo clima speciale fa dimenticare anche le giornate difficili della Croisette, quando sei sotto la pioggia e fa improvvisamente freddo, magari di prima mattina aspettando di entrare alla prima proiezione della giornata.

Ma facciamo una piccola incursione nella storia (italo-francese) del Festival tra cinema e costume perché Cannes è un Festival dove spesso l’Italia è protagonista. Viaggiando con la memoria, le foto ci raccontano gli anni Cinquanta di un mondanissimo  Vittorio De Sica  o di Gina Lollobrigida che nel ’53 già chiamano Lollo, con l’accento sulla ò, capelli bruni cortissimi, fisicità da piccola maggiorata, aria impertinente come nei film di quegli anni e look mediterraneo in perfetta antitesi, per esempio, rispetto all’apparizione di quella ragazza dall’aria spettinata che i francesi definiscono  “una radiosa promessa” e posa sulla spiaggia già come una ‘futura star’ mentre sono proprio gli italiani ad attirare i paparazzi. Quando arrivano gli italiani, raccontano nei libri già storici sugli anni d’oro del Festival, è difficile fotografarli “perché non siamo solo noi, i fotografi, ad attenderli”.

Succede per Claudia Cardinale, per la Loren e soprattutto per Marcello Mastroianni quando arriva con la Ekberg e Fellini è già un protagonista e non perderà, fino alla fine, il suo appeal con il Festival della Croisette. E pensare che La Dolce vita fu fischiato in sala stampa  e che conquistò un bel concerto di fischi anche Michelangelo Antonioni con L’Avventura

Proprio Monica Vitti  raccontava l’emozione, i tremori e la delusione di quella Cannes vissuta per la prima volta da protagonista: a 29 anni appena era emozionatissima, poi in fuga in lacrime dal cinema dove  volavano i fischi, fino al momento in cui Rossellini  promuovendo un manifesto firmato da tanti cineasti dichiarò “è il più bel film che sia mai stato presentato a un festival”. Al film e a Monica Cannes ha dedicato la 69.ma edizione, uno dei più belli tra i poster da collezione che sono perfette icone di divismo cinematografico.

Proprio come sul poster del 2014 è apparso Mastroianni e l’anno dopo, in rosso scarlatto, Claudia Cardinale. Palme d’oro o no, ci sono protagonisti del cinema italiano che Cannes adora: con Ermanno Olmi e Paolo e Vittorio Taviani, la storia ci ricorda gli applausi sulla Croisette per Francesco Rosi e di stagione in stagione per il cinema di Ettore Scola, poi Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Gianni Amelio, Alice Rohrwacher.

Non solo: tra i registi ci sono anche autori-attori come Sergio Castellitto e Valeria Golino assolutamente di casa al Palais che ovviamente ama molto anche Monica Bellucci.  E nel palmarès delle star sono entrati tanti anni dopo Gian Maria Volontè, Elio Germano e una scoperta di Matteo Garrone come Marcello Fonte. È l’Italia che continua a fare storia e non a caso a lasciare il segno come ha fatto negli anni della grande amicizia cinematografica italo francese dalla quale nascevano grandi coproduzioni.

Una Bibbia della stampa cinematografica mondiale come The Hollywood Reporter ha stilato un paio d’anni fa una classifica dei film più belli lanciati da Cannes nella sua storia laureando Il Gattopardo come il più bello in assoluto tra i vincitori della Palma d’Oro: il più bello di sempre tra i gioielli del Festival della Croisette. Prendiamoci questo piccolo riconoscimento e andiamo fieri di un successo che per un anno non abbiamo potuto coronare ancora una volta. Uno splendore del grande cinema che l’Italia rappresenta, come restano splendide la bellezza di Alain Delon e la freschezza di una ‘scoperta’ lanciata nel mondo da Visconti come Claudia Cardinale.

La storia continua, appuntamento a Cannes, maggio ovviamente, ma 2021!